La Fondazione Pietà dei Turchini inaugura a Napoli la stagione con i Nova Ars Cantandi e la prima esecuzione in tempi moderni degli straordinari "Responsoria" di Leonardo Leo. Prossimo appuntamento a Milano, il 26 novembre.
Prima delle riforme del XX secolo, l'Ufficio delle tenebre dal giovedì al sabato santo prevedeva il rito del graduale spegnimento di quattordici candele su quindici, una dopo ogni salmo, mentre l'ultima, dopo il Benedictus, rimaneva sull'altare per evocare l'arresto di Gesù, in modo da lasciare la chiesa in una simbolica oscurità.
E' così che il passato non passa mai di moda
Aver riproposto questa regola, fino all'ultimo barlume di luce, è stato un degno corollario di suggestione alla serata di assoluto incanto offerta per il Concerto inaugurale della Fondazione Pietà dei Turchini, che domenica 18 novembre a Napoli, nella Chiesa di Santa Caterina da Siena, ha fatto ascoltare la prima esecuzione in tempi moderni dei Responsoria per la Settimana Santa di un compositore straordinario di cui oggi continuiamo a scoprire capolavori: Leonardo Leo.
Una serata resa perfetta dall'interpretazione dei Nova Ars Cantandi (Alessandro Carmignani, Andrea Arrivabene, Gianluca Ferrarini e Marcello Vargetto con l'organista Ivana Valotti) diretti da Giovanni Acciai, insieme con l Gruppo vocale della Pietà de' Turchini diretto da Davide Troìa impegnato negli ottimi Incipit.
Il Collegium vocale et instrumentale «Nova Ars Cantandi» è stato fondato nel 1988 da Giovanni Acciai, e si è distinto spesso per interpretazioni purissime e rispettose dei canoni, grazie ad una profonda e preziosa attività di ricerca e valorizzazione, in particolare della musica polifonica rinascimentale e barocca, a cappella e concertante, non di rado offrendo alla conoscenza rare ed anche inedite composizioni dei secoli XVI e XVII.
E' proprio il caso dei Responsoria, poiché, spiega il Maestro Giovanni Acciai, "non esistono evidenze storiche di esecuzioni precedenti a partire dalla morte del compositore, nel 1744. Infatti, non sono mai state rintracciate trascrizioni con sintassi musicale contemporanea della partitura settecentesca, il che ci lascia ipotizzare che i 27 “Responsorj” composti dal genio pugliese della Scuola Musicale Napoletana non vengono eseguiti almeno dai primi decenni dell’Ottocento.”
E di certo la circostanza di aver scelto Napoli ed i Turchini per la prèmiere (è uscito in contemporanea il CD per Deutsche Grammophon/Archiv Produktion) non è casuale: Leonardo Leo infatti nel 1709 era allievo di Nicola Fago proprio nel Conservatorio di Santa Maria della Pietà de' Turchini, dove poi insegnò. Un altro omaggio alla storia e all'autenticità.
Salire fin lassù
Assai impegnativo, il confronto con la scrittura di Leo: fra le righe di questi pentagrammi scorre la summa di un'arte compositiva che si colloca in un punto assai particolare della storia musicale, incrociando due secoli con l'austera severità del contrappunto classico fuso insieme con elementi armonici moderni. La sensibilità dell'espressione e della melodia, la polifonia che concede alla liturgia momenti di altissimo valore solistico e rappresentativo, nonché la stretta intesa, elaborata ma naturale, fra la parola e la nota: se è vero che lo scopo di queste opere era quello di elevarsi per raggiungere una massima vicinanza possibile a Dio, non sarà facile trovare molti altri risultati come questo.
E non poteva esserci dubbio che se un bis fosse stato eseguito (ed è stato eseguito), sarebbe toccato al Tenebrae factae sunt, la vetta più alta in cui si incontra appunto la tensione drammatica del Cristo in agonia sulla croce, con il volume crescente fino al Jesus voce magna che si blocca davanti al sacrificio (il tenorile Deus meus, ut quid dereliquisti me?) per arrivare infine al sibilo quasi impalpabile che nella magnifica interpretazione dei Nova Ars Cantandi sembra incarnare lo stesso ultimo soffio di fiato che spira (et inclinato capite, emisit spiritum).
Bisogna soltanto rammaricarsi del fatto che un patrimonio come quello della Scuola Napoletana costituisca ancora un universo in larga parte inesplorato, e che troppo spesso, per scoprire i suoi tesori, si è costretti a casuali inciampi oppure ad estenuanti ricerche, di frequente anche in biblioteche e raccolte che si trovano all'estero.
Ora l'appuntamento è a Milano, il 26 novembre nella Sacrestia del Bramante presso la basilica di Santa Maria delle Grazie.
I Turchini e le Note d'Altrove
Parte così la stagione della Fondazione Pietà de’ Turchini, intitolata Note d’Altrove, nella quale come protagonisti troveremo appunto grandi dediche al patrimonio della Scuola Napoletana e alle musiche dal mondo, dal repertorio rinascimentale a quello contemporaneo, tra classica e popolare: Venezia, Roma, America Latina, Persia, Francia, Spagna, Inghilterra e Slovenia appariranno in scenari unici, cornici di arte e cultura come Palazzo donn’Anna, le Gallerie di Capodimonte, le Gallerie d’Italia nel Palazzo Zevallos Stigliano e le stesse sedi della Fondazione: le Chiese di Santa Caterina da Siena, San Rocco a Chiaia e Incoronatella alla Pietà de’ Turchini.
Un vasto programma da scoprire interamente sul sito dei Turchini, a questo link.